martedì 21 maggio 2019
Intelligenza Artificiale, come cambierà il mondo del lavoro e della formazione
Dopo il convegno "Intelligenza Artificiale e Computer Quantistici", un riflessione sul futuro della tecnologia
Per quanto possa sembrare spaventoso (e non è detto che poi sia davvero così), il termine Intelligenza Artificiale (AI) è entrato ufficialmente a far parte del nostro linguaggio quotidiano degli ultimi anni. Chiaramente, quando lo si pronuncia, subito il pensiero va ad una serie di robot ben costruiti che lavoreranno al posto degli esseri umani, mettendoci definitivamente da parte e lasciandoci fuori dal nostro stesso mondo. Uno scenario apocalittico, che però non corrisponde affatto alla realtà, che si dimostra invece essere più felice e propositiva. Questa è stata una delle tematiche del convegno "Intelligenza Artificiale (AI) e computer quantistici" - organizzato e promosso dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale dell’Università Pontificia Salesiana di Roma in collaborazione con FERPI (Federazione Relazioni Pubbliche Italiana) -, durante il quale studiosi ed esperti del settore sono intervenuti su di un argomento ancora piuttosto sconosciuto in Italia.
Pochi lo sanno, eppure l'Intelligenza Artificiale non è affatto un'innovazione moderna, risalendo addirittura agli anni Sessanta. Il vero successo, però, si ha a partire dagli anni Novanta in poi, quando IBM lanciò "Deep Blue", il primo computer che riuscì a vincere una partita di scacchi contro un uomo. Un'invenzione ripresa e migliorata dalla società americana Deep Mind, che nel 2017 ha presentato "AlphaGo Zero", il primo robot in grado di sconfiggere i campioni umani di Go, un antico gioco da tavola cinese. Insomma, se è vero che l'Intelligenza Artificiale può batterci nei giochi da tavolo, allora potrebbe anche essere vero che potrebbe prendere il nostro posto nel mondo. Eppure, come hanno dimostrato gli esperti del convegno romano, l'AI sarà semplicemente il miglior aiutante che un uomo possa desiderare.
Intelligenza Artificiale, come cambierà il nostro mondo
Sfatato il mito del robot come un essere cattivo destinato a prendere il posto di ognuno di noi sul luogo di lavoro (e fuori), è giunto il momento di affermare che tutti siamo - in un modo o in un altro - fruitori delle tecnologie moderne. Basta pensare all'utilizzo massiccio che facciamo dello smartphone. Chiaramente, data l'evoluzione della tecnologia, tutti gli strumenti hanno incorporato sempre di più vere e proprie intelligenze artificialisotto forma di complessi algoritmi in grado di prendere decisioni autonome. In poche parole, tutte le tecnologie che utilizziamo dipendono da reti neurali, perfettamente in grado di imparare dai propri errori: ogni qual volta queste falliscano in un compito, si correggeranno da sole fino ad ottenere il risultato richiesto. Funzionano così gli algoritmi di riconoscimento facciale sui nostri smartphone, così pure come quelli che regolano i risultati di ricerca di Google.
Questo stesso principio vale anche per le macchine intelligenti (o robot, che di si voglia), che potrebbero essere impiegate sui posti di lavoro in sostituzione degli impiegati umani. La possibilità che ogni singolo settore possa essere gestito da macchine è abbastanza remota, eppure questa preoccupazione si è fatta sempre più latente negli ultimi anni. Proprio per questo, lo scorso anno l'Unione Europea ha stabilito una serie di ferrei principi per rendere l'Intelligenza Artificiale affidabile, trasparente e a servizio dell'uomo. L'intento è chiaramente quello di fare in modo che l'AI sia un importante sostegno per l'uomo, piuttosto che un suo sostituto: i due, quindi, dovranno collaborare mettendo le proprie abilità uno a disposizione dell'altro.
Con queste premesse, lo scenario del lavoro e della formazione cambierà notevolmente. Diventerà sempre più necessario avere laureati e ricercatori che operino nell'ambito della tecnologia, con il chiaro obiettivo di migliorare le qualità delle macchine intelligenti e di moderare il rapporto tra questi e gli esseri umani. Non c'è da stupirsi quindi che siano sempre di più i giovani interessati a seguire un percorso di studi in "Ingegneria Informatica e dell'Automazione", con l'intento di riuscire a costruire una carriera professionale che possa aiutarli ad operare nel settore dell'Intelligenza Artificiale (e non solo). E per quanto indietro rispetto ad altri Paesi, anche l'Italia sta cominciando a muovere i primi passi verso un approccio più propositivo nei confronti delle macchine intelligenti.